STAMPA
Dir. Resp. Andrea Malaguti
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Edizione del 04/07/2025
Estratto da pag. 11
Italia al palo sulla transizione ecologica Siamo maglia nera per i fondi investiti
Sfruttiamo appena il 37,5% dei 191,5 miliardi di euro disponibili nel Pnrr. Fa peggio soltanto la Lettonia Italia al palo sulla transizione ecologica Siamo maglia nera per i fondi investiti IL RETROSCENA ANNA MARIA ANGELONE ROMA I l motore “verde” del Pnnr procede al rallentatore. E vede l’Italia arrancare in molti progetti strategici per gli obiettivi climatici. Stando a un’analisi dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’università La Cattolica di Milano, l’iniziale piano di ripresa e resilienza del nostro Paese ha destinato alla transizione ecologica 71,7 miliardi di euro su 191,5, pari al 37,5% delle risorse totali. Una somma corposa ma, al confronto con gli altri paesi europei, poco più del “minimo” rispetto all’asticella fissata da Bruxelles: solo la Lettonia ha fatto meno sforzi per l’ambiente. La dotazione più sostanziosa è stata riservata alle infrastrutture per la mobilità sostenibile (per lo più, rotaie e trasporti) e alle misure di efficientamento energetico (tradotti in 14 miliardi di euro finiti negli Ecobonus per gli immobili). Tutto il resto è stato investito su reti elettriche, idriche, energie rinnovabili, opere di “adattamento” al cambiamento climatica ovvero prevenzione. Secondo il Pnnr Watch sugli investimenti per la transizione ecologica appena pubblicato da Assonime e Fondazione Openpolis, però, l’avanzamento di alcune misure strategiche per gli obiettivi climatici ristagna. Il monitoraggio si focalizza su gestione dei rifiuti, economia circolare, smart grid, infrastrutture di ricarica per la mobilità elettrica, rete idrica e filiera dell’idrogeno. Progetti che mobilitano, nel complesso, circa 12 miliardi di euro. Ebbene, in base alle rendicontazioni disponibili, la spesa effettiva per gli impianti di gestione dei rifiuti – importo 1,5 miliardi di euro – è ferma al 12%. Lo stesso vale per le opere di economia circolare, progetti “faro” cuore della sostenibilità: 600 milioni di euro con una spesa effettiva al 15%. Per il rafforzamento della cosiddetta “smart grid”, le reti intelligenti per la distribuzione dell’energia elettrica – capitolo da ben 4 miliardi di euro – il bilancio è critico: «l’intero ammontare delle risorse stanziate risulta allocato – scrive l’indagine – ma la spesa rendicontata a livello di ciascun progetto si attesta a meno del 5%». Anche per le “hydrogen valley”, le percentuali di spesa effettiva sono inferiori al 6% e solo una minima parte dei progetti risulta completata o in fase di collaudo. «In generale, lo stato di avanzamento dei progetti è abbastanza basso», spiega a La Stampa Luca Dal Poggetto, analista della Fondazione Openpolis e autore del monitoraggio. «Alla base, spesso ci sono lungaggini burocratiche ma, talvolta, anche la scarsa appetibilità degli investimenti per i privati. Emerge, inoltre, che spesso le misure si tramutano in incentivi e crediti d’imposta: forse, perché fanno spendere più velocemente». Venendo al settore idrico, la dotazione è massiccia: 9 miliardi di euro per sette linee di intervento. Gli investimenti in infrastrutture per la sicurezza dell’approvvigionamento beneficiano di 2,1 miliardi di euro ma, a marzo 2025, è stato speso meno di un quarto delle risorse (24%). I restanti 1,9 miliardi di euro per la riduzione di perdite nella distribuzione dell’acqua attraverso strumenti di monitoraggio lungo oltre 19 mila chilometri di rete, vedono una situazione spaccata: meglio al Nord e al Centro, molto a rilento nel Mezzogiorno. Altro esempio emblematico, il flop delle colonnine elettriche. Un “tesoretto” da 741,3 milioni destinati dal Pnnr alle infrastrutture di ricarica. Gli operatori hanno utilizzato solo 144 milioni di euro, il 19,4%. Per non perdere i 600 milioni di euro restanti, l’ultima revisione del Pnrr li ha spostati sulle rottamazioni e incentivi per l’acquisto di auto elettriche. Per gli interventi di gestione del rischio di alluvione o riduzione del rischio idrogeologico, sono stati assegnati 2,5 miliardi di euro. «Qui, abbiamo notato che sono stati usati per opere di ricostruzione o messa in sicurezza contro il rischio frane nei territori che hanno vissuto recenti alluvioni. Va bene, ma è altro da un vero piano di prevenzione contro il dissesto», sottolinea ancora Dal Poggetto di Openpolis. Per l’adattamento ai cambiamenti climatici, prevenzione e gestione dei rischi connessi al clima (come siccità o bombe d’acqua) – una misura ritenuta “verde” al 100% dall’Ue – l’Italia ha riservato appena 500 milioni di euro. E solo 400 milioni di euro per il ripristino e la tutela dei fondali e degli habitat marini. Prevenzione? «Di sicuro, c’è scarsa lungimiranza: la crisi climatica era già evidente nel 2021 ma oggi è un’emergenza. Si trovano poche misure in ambito agricolo. E di resilienza al cambiamento climatico c’è ancora poco», conclude Dal Poggetto di Openpolis. — ---End text--- Author: ANNAMARIA ANGELONE Heading: Highlight: La maggior parte delle risorse è stata riservata alle infrastrutture per la mobilità sostenibile Image:GLI INVESTIMENTI PER IL CLIMA 60 Valori in percentuale 55 50 45 40 35 30 ia on tt Le IA AL IT a ci re G ia an tu lo Li al og rt Po na ag Sp zia oa Cr o pr Ci ia an m Ro a ni to Es ca Ce p. Re da an a i Irl an m er G ia en a ov Sl chi ac ov Sl a ci an Fr io lg Be a di an nl Fi ta al M ria st Au Withub -tit_org- Italia al palo sulla transizione ecologica Siamo maglia nera per i fondi investiti -sec_org-