GIORNO MILANO
Dir. Resp. Agnese Pini
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Edizione del 01/07/2025
Estratto da pag. 35
Quanti pezzi di città perduti senza il clamore di questo caso Dal Museo del Fumetto alla Libreria dei ragazzi, dalle piscine ai bandi comunali off limits per il sociale Breve ricognizione da una metropoli che troppo spesso non ha difeso i luoghi che la rendono speciale I contrasti del modello Milano di Giambattista Anastasio Le Piazze Aperte attraverso il ricorso all’urbanistica tattica e le piscine che, invece, restano per gran parte chiuse nel pieno dell’afa estiva in attesa che siano operatori privati a rilevarne la gestione. Gli oneri di urbanizzazione scontati ai grandi operatori immobiliari che investono in interventi di rigenerazione (più o meno contestati dalla procura) e bandi per l’affitto di locali comunali che, invece, fanno gravare persino le spese per le manutenzioni straordinarie sulle spalle di associazioni che si candidino a portarvi attività sociali o culturali. Uno stadio e i suoi immediati dintorni presto in mano a due grandi club di calcio e, invece, il Museo del Fumetto e la Libreria dei ragazzi costretti (almeno per ora) a chiudere e a riaprire altrove. Contrasti che fanno di Milano quasi due metropoli in una. Contrasti che fin qui non sono passati sotto silenzio, ma sicuramente non riscosso il clamore né hanno suscitato l’impressione della mega-insegna del gruppo Generali che cede, là in cima al grattacielo progettato da Zaha Hadid a Citylife, quello dei tre ribattezzato «Lo Storto». Basta un breve viaggio sui social per rendersi conto di quanto questo fatto abbia colpito una certa opinione pubblica. Soprattutto, in diversi hanno visto o hanno voluto vedere nel cedimento della megainsegna il cedimento, anzi il crollo del «modello Milano». Le domande, allora, sono inevitabili. A quale «modello Milano» si fa riferimento? Quello proposto (almeno sulla carta) dalle amministrazioni di centrosinistra dal 2011 ad oggi? Vale a dire: il ritorno allo spazio pubblico e alla socializzazione negli spazi pubblici, la moltiplicazione di piccoli e grandi presidi di socialità e cultura in città, in particolare nelle periferie, la partecipazione dal basso, la città a 15 minuti e altro ancora. Il cedimento di questo «modello Milano» è meglio raccontato dalle piscine pubbliche chiuse in attesa del soccorso privato, dai bandi comunali off limits per le associazioni o gli enti del sociale, dal Museo del Fumetto che lascia (almeno per ora) viale Campania, i titolari della Libreria dei ragazzi costretti a gettare la spugna dopo 53 anni. Forse il riferimento al «Modello Milano» è al verde sacrificato o semplicemente ignorato nella riqualificazione di importante piazze cittadine (vedi la nuova San Babila post M4). Ma se così fosse, esempio meglio calzante della crisi di questo modello sarebbe la questione del nuovo statuto del Parco Agricolo Sud, del quale fa parte anche la Città Metropolitana di Milano, sul quale ha voce in capitolo anche il sindaco metropolitano. Una questione che non sembra aver scaldato il Comune di Milano, a differenza di quanto avvenuto in altri Comuni. Se infine il «modello Milano» al quale si fa riferimento è quello dei grandi interventi e dei grandi operatori immobiliari, il cedimento della grande insegna delle Generali può sicuramente ammaccare l’immagine di questo modello, la copertina. Ed in parte è già successo. Ma da questa vicenda, per fortuna senza conseguenze per nessuno, sembra potersi trarre una vecchia morale, solo un poco rivisitata: fa più clamore una mega icona che cade rispetto al deserto di luoghi che si sta estendendo tutt’intorno. ---End text--- Author: Redazione Heading: I contrasti del modello Milano Highlight: Le icone “dimenticate“ SIMBOLI DELLA METROPOLI Addio al Museo del Fumetto «Arretrati in canoni e tasse» Secondo il Comune, il debito accumulato dalla Fondazione Franco Fossati supera i 160mila euro per canoni e «altri tributi locali non versati». Risultato? Chiude Spazio Wow - Museo del Fumetto di viale Campania L’atto d’accusa di Cargo Dal 1989 allo sfratto Lo sfratto a Cargo, aperto in piazza 25 Aprile dal 1989 causa aumento dell’affitto, diventa atto d’accusa al «modello Milano che allontana cittadini e piccoli e medie realtà dal centro» Libreria dei Ragazzi (che fu) Dopo oltre mezzo secolo Affitto troppo alto, chiude dopo 53 anni la storia Libreria dei Ragazzi di via Tadino: ora cerca una nuova casa milanese «Decisione sofferta ma inevitabile», dice Renata Gorgani, direttrice del Castoro Image:Uno dei tanti curiosi che scatta una foto alla Torre Generali con l’insegna sbilenca -tit_org- Quanti pezzi di città perduti senza il clamore di questo caso -sec_org-