REPUBBLICA TORINO
Dir. Resp. Mario Orfeo
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Edizione del 29/06/2025
Estratto da pag. 3
Durbiano Avviamo il dibattito qui non servono archistar ma subito lavoro di squadra" La programmazione dovrebbe partire mentre è in corso la rielaborazione del piano regolatore del Comune
Durbiano “Avviamo il dibattito qui non servono archistar ma subito lavoro di squadra” La programmazione dovrebbe partire mentre è in corso la rielaborazione del piano regolatore del Comune di CRISTINA PALAZZO l futuro delle Molinette, dopo la costruzione del Parco della Salute, è la sfida architettonica più importante per la nostra città. Serve una riflessione che va avviata oggi, prima che la struttura, oramai vuota, rischi di diventare una città di zombie. Ci vorranno anni, certo, ma ce ne vorranno anche per progettarla. Bisogna aprire un tavolo con tutti gli attori per iniziare a costruire insieme questo futuro. Non servono grandi archistar ma lavoro di squadra. E i progetti degli studenti possono rappresentare una buona partenza per conoscere le necessità dell’area ma anche avere ispirazioni». Giovanni Durbiano, docente di Architettura del Politecnico ha coordinato il laboratorio sul futuro delle Molinette. Un esercizio che in passato l’atelier di Architettura ha già provato per aree come Torino Esposizioni che ora sono in trasformazione. Il complesso degli ospedali «è strategico per la città e ha bisogno di una nuova identità prima di essere svuotato. Le cinta murarie che lo circondano potrebbero favorire situazioni di degrado e delinquenza». Perché dice che non sarà interamente pubblico o privato? «Perché in un caso vorrebbe dire consegnare una città ai privati, nell’altro non ci sarebbero i finanziamenti necessari per completare il progetto. I costi dell’intervento sono di diverse centinaia di milioni di euro. Difficile immaginare che arrivino tutti dagli enti coinvolti, quindi uno dei primi passi sarà promuovere accordi commerciali e capire quali edifici destinare ai privati e quali no, magari con contratto a tempo, per avere liquidità da investire nel progetto». Il presidente Cirio ha parlato di un nuovo centro universitario, «I altri di strutture sanitarie. Lei cosa ne pensa? «L’idea è ottima se accompagnata da un’esplorazione progettuale. Non è sufficiente immaginare l’insediarsi di un nuovo ateneo, ma serve capire quali edifici destinare al progetto, a quali condizioni, quale l’ateneo interessato. Lo stesso vale per altre idee. Sono operazioni che richiedono tanto tempo, se iniziamo a farle quando la struttura è vuota serviranno altri 10 anni». Così avete deciso di avviare i lavori con il laboratorio. Cosa è emerso? «Visioni che vogliono andare di pari passo con quello che diventerà la città. Non è il momento di parlare del colore dell’intonaco ma per iniziare ad avere un’idea complessiva comune, ad esempio se riadattare gli spazi o approfittare della peculiarità architettonica di un ospedale e trasformarli in una Residenza per anziani. Serve un tavolo in cui ci si chieda: che futuro vogliamo?». Chi dovrebbe sedere a questo tavolo? «La Regione, la Città, le università, la Circoscrizione ma anche la Soprintendenza visto che il complesso è stato progettato da Eugenio Mollino, il padre di Carlo: l’archistar nostrana. Un esempio: se cediamo ai privati il fronte affacciato sul Po è importante decidere se preservare il disegno originale e quindi eliminare i tre piani edificati negli anni successivi o lasciare il complesso così come è ora e sfruttare questi piani e, per dirne una, farne tre piani di attici venduti a ottimo prezzo per investire di nuovo nel progetto». Oggi Torino è anche alle prese con il nuovo piano regolatore. Può agevolare il dibattito sul futuro del complesso? «Sì, ma è fondamentale che gli enti prendano le scelte urbanistiche prima e non dopo il progetto. A questo mi riferisco quando dico che non servono archistar ma lavoro di squadra per definire le migliori condizioni di attuazione e anche cogliere opportunità del mercato privato. In altre città come Milano, dove il valore immobiliare è molto alto, avrebbe risposto subito in modo positivo mentre a Torino servirà necessariamente più tempo». ©RIPRODUZIONE RISERVATA ---End text--- Author: ERISTINA PALAZZO Heading: Highlight: Fondamentale far partire oggi una riflessione prima che la struttura, oramai vuota, rischi di diventare una città di zombie giovanni durbiano docente di architettura Image:la città che cambia Non solo università ma spazi per innovazione e ricerca La città adattiva Dal costo di circa 250 milioni di euro, con ampio spazio per sanità e benessere, una scuola dell’infanzia e data center La città inclusiva Dal costo totale di 158 milioni di euro ha come cuore pulsante un grande edificio sanitario, studentati e co-housing La città sostenibile Protagonista è un grande giardino, dal valore di 121 milioni di euro su 207 complessivi, incorniciato da più aree La città innovativa Come suggerisce il nome, guarda alla ricerca: un progetto dal valore complessivo di 316 milioni di euro -tit_org- Durbiano Avviamo il dibattito qui non servono archistar ma subito lavoro di squadra” La programmazione dovrebbe partire mentre è in corso la rielaborazione del piano regolatore del Comune -sec_org-